a cura di Annalisa Sichi, Ordine dei Giornalisti della Toscana
Trasferire le proprie risorse e applicazioni in un ambiente tecnologico condiviso e facilmente adattabile alle esigenze aziendali: in poche parole, migrare al cloud. Si tratta di una delle principali sfide legate all’innovazione digitale e il crescente interesse in materia da parte delle imprese e delle organizzazioni pubbliche è ampiamente dimostrato dai numeri: secondo l’Osservatorio Cloud Transformation promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, nel 2021 in Italia la spesa relativa al settore è stata pari a 3,84 miliardi di euro (+16% rispetto al 2020).
Intanto alcune nozioni di base.
Esistono tre principali tipi di cloud computing:
Infrastructure as a Service (IaaS), in cui il fornitore prevede un accesso on-demand a risorse informatiche come reti, memoria e server. In questo caso le piattaforme e le applicazioni sono gestite all’interno dell’infrastruttura del fornitore, garantendo una risorsa hardware particolarmente flessibile.
Platform as a Service (PaaS), in cui il provider dà accesso a un ambiente cloud dove sviluppare, gestire e ospitare applicazioni. La piattaforma mette a disposizione una serie di strumenti per supportare i test e lo sviluppo e il fornitore è responsabile dell’infrastruttura di base, della sicurezza, dei sistemi operativi e dei backup.
Software as a Service (SaaS), in cui il provider dà accesso al proprio software basato su cloud. Invece di installare l’applicazione software sul proprio dispositivo locale, il cliente accede all’applicazione del fornitore utilizzando il web o un’API. Non è necessario investire tempo nell’installazione, nella gestione o nell’aggiornamento del software: tutto viene gestito dal fornitore.
All’interno di ciascuna categoria è possibile scegliere tra soluzioni cloud private, pubbliche e ibride.
Un cloud è privato quando l’utente lo ospita nel proprio data center o intranet, possiede, gestisce e aggiorna il proprio ecosistema cloud di server, reti, software o risorse della piattaforma.
È pubblico quando il provider fornisce l’accesso all’infrastruttura del proprio data center ed è responsabile della gestione, della manutenzione, della sicurezza e degli aggiornamenti
È ibrido quando si sceglie di utilizzare un mix di soluzioni cloud pubbliche e private. L’utente è responsabile della gestione dell’interazione tra i due servizi, in particolare della sicurezza del passaggio dei dati tra configurazioni di cloud pubblico e privato.
Quali sono, in ambito aziendale, i vantaggi del passaggio ai servizi di cloud computing?
Risparmio sui costi. Le modalità cambiano in base al tipo di azienda e all’utilizzo del cloud, ma è possibile contenere i costi grazie alla riduzione delle spese per la gestione di hardware e software, a una maggiore comprensione dei dati e a una più rapida adattabilità alla domanda.
Aggiornamento software e hardware. Gestendo un centro dati o un’applicazione software in loco, si è responsabili di ogni ciclo di aggiornamento. Un abbonamento a un servizio SaaS o lo spostamento di un’applicazione nel cloud pubblico possono consentire risparmi significativi rispetto alle costose licenze software e agli aggiornamenti hardware in sede.
Scalabilità. Attraverso un modello pay-as-you-go è possibile controllare meglio i costi, aumentando o diminuendo rapidamente i requisiti di calcolo e di archiviazione in base alle necessità del momento.
Maggiore competitività. Il team IT di un’azienda ha a disposizione una quantità limitata di risorse. Passando al cloud è possibile concentrarlo su progetti remunerativi, piuttosto che destinarli a gestire l’infrastruttura locale in una sala server.
Sicurezza. In un contesto in cui i cyber-attacchi sono in aumento sia per gravità che per scala, il cloud pubblico offre una soluzione pronta per ridurre i rischi e i fornitori di cloud hanno risorse adeguate a proteggere i loro clienti dalle minacce.
Disaster Recovery. Ripristinare l’accesso e la funzionalità dell’infrastruttura IT in seguito a eventuali attacchi informatici, interruzioni o guasti, rappresenterà la soluzione “as a service” più importante da implementare per le aziende. La tecnologia cloud può scongiurare momenti di inoperatività recuperando rapidamente i dati e supportando il ripristino del sistema con ampi data center in caso di interruzioni.
Mobilità. Supportando l’accesso mobile, la tecnologia cloud offre ai dipendenti la possibilità di accedere in modo sicuro ai sistemi e ai dati aziendali in ogni situazione tramite il loro dispositivo mobile. In questo modo si supporta il lavoro a distanza mantenendo i dipendenti connessi e produttivi anche quando sono in movimento.
Valore dei dati. Il giusto fornitore di cloud può offrire potenti funzionalità di calcolo e archiviazione grazie ad analisi integrate per elaborare, analizzare e trovare valore nei dati, soprattutto con il supporto di Intelligenza Artificiale e Machine Learning.
Infine, ecco i principali trend di cloud computing per l’anno in corso. Verso quali aspetti si orienteranno le imprese?
Sovranità digitale, ovvero la capacità governi, aziende o persone di mantenere il controllo sui propri dati. La normativa europea limita le possibilità di trasferimento dei dati personali al di fuori dell’UE e le aziende che affronteranno il passaggio al cloud dovranno affidarsi a provider che offrono garanzie in merito alle modalità di custodia del dato, in accordo con il Gdpr.
Lavoro ibrido. La pandemia ha rivoluzionato le modalità di lavoro, affiancando l’attività in loco a quella da remoto. Anche quest’anno le aziende saranno impegnate a garantire a dipendenti e collaboratori la possibilità di interagire, proporre, operare e innovare indipendentemente dal luogo di lavoro.
Cybersecurity. Negli ultimi anni il numero di attacchi informatici significativi contro obiettivi europei critici è cresciuto ininterrottamente. I cloud provider, quindi, dovranno mettere trust, privacy e sicurezza al primo posto.
Sostenibilità. Il contributo del cloud alla sostenibilità ambientale è principalmente indiretto, poiché è correlato alla dematerializzazione, cioè alla sostituzione di prodotti o servizi fisici con i loro equivalenti virtuali, ma l’attenzione alla riduzione dell’impatto ambientale delle tecnologie digitali sulle future generazioni rimarrà uno dei trend principali anche nel corso di quest’anno.
Intelligenza artificiale. Il rapporto tra Cloud e AI è destinato a farsi più stretto: la loro combinazione permetterà di sviluppare reti sempre più estese, in grado di contenere volumi di dati sempre più ampi e favorire un apprendimento continuo.
Anche la PA migra al cloud. Si sta concretizzando l’obiettivo di portare sulla “nuvola” i dati delle Pubbliche Amministrazioni italiane, come previsto dal Pnrr in tema di digitalizzazione del Paese. L’adozione dell’infrastruttura cloud consentirà di velocizzare l’efficienza operativa dei sistemi ICT pubblici, ridurre i costi, migliorare i servizi e garantire sicurezza e protezione dei dati.
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